Lo scrittore, saggista e poeta torinese Sandro Gros-Pietro, autore di Fratello cattivo (Neos), Cuore spaccato e Le geoepiche e altri canti (Genesi), fa da apri pista per questa raccolta poetica e già si capisce che, se un personaggio come lui ha voluto metterci la faccia, la lettura che ci prepariamo ad affrontare sarà sicuramente fuori dall'ordinario.
E Perielio di Virginia Benenati è difatti una silloge insolita, che prende le distanze dalla poesia più convenzionale e che dona anche al lettore un nuovo modo di accoglierla e percepirla. Questo libricino dimostra nella sua minutezza di avere coraggio da vendere ed è proprio di cuori temerari, come quello che batte tra queste pagine, che la poesia contemporanea ha più bisogno. Perielio non è una barca che approfitta della scia per evitare scossoni, aumentare la velocità e risparmiare carburante, ma un’imbarcazione che preferisce affrontare una navigazione meno stabile pur di essere unica, almeno questa è stata la mia impressione su questa silloge, senza ombra di dubbio sui generis.
Per rendere possibile questa distinzione, l’autrice punta tutto su un linguaggio meno battuto dagli altri poeti, un linguaggio più accademico e filosofico, un verso che sa vestire d’organza i cristalli di calaverna, nonostante un titolo che promette una disumana calura. Infatti, l’aulico lezioso potrebbe risultare un po’ freddo; le emozioni e la passione di solito non si presentano in cattedra, ma lei lega tutti gli elementi, soppesa, elabora, pondera e concede un verso che sa anche filosofare. Termini inconsueti in poesia trovano spazio in pentola, insaporiti con qualche parola più classica e raffinata del dizionario poetico, cosa che innalza la terminologia più ricercata, non rovinando tutto il calderone, poiché la Benenati dimostra di saper calibrare il tutto con scienza balistica. E il cumino ha un odore che scalda il cuore, non importa che pietanza lo ospiti, anche se queste vivande hanno sempre ignorato questa spezia ombrellifera; parafrasando Campanile, ricorderei che anche piselli e seppie hanno vissuto non conoscendo della reciproca esistenza, ma nello stesso piatto si sposano a meraviglia.
Questa peculiarità dell’opera potrebbe essere fraintesa dai più maliziosi e la temerarietà della Benenati potrebbe anche essere confusa con la spavalderia e la vanità di mettere in bella mostra un vocabolario forbito, che senza ombra di dubbio è una delle qualità dell’autrice; però è ovvio che in ogni sfida che ci creiamo ci siano dei rischi, lo so io, voi e anche Virginia Benenati, forse gli unici che lo ignorano sono, appunto, gli ignoranti, che sono anche i più testardi e anche quelli che molto probabilmente si porranno questo dubbio.
Questa raccolta uscita nel 2020, per l’esattezza a febbraio come i fiori dei ciliegi, dimostra di voler essere unica e anticonformista a tutti i canoni poetici, anche per la scelta del numero di componimenti. Infatti, se siamo abituati a leggere raccolte con un minimo di trenta poesie, qui si fermano a ventitré, che alla Smorfia napoletana corrisponde a ‘O scemo, mentre nella città eterna è divinato a numero scaramantico (bucio de culo, tradotto dal romanesco in fortuna), ma se è vero che la fortuna bacia gli audaci, sicuramente gli astri si allineeranno affinché la definizione romana possa avere la meglio su quella partenopea, poiché ci vuole prodezza nell'andare controcorrente e non lasciarsi veicolare dalle leggi del mercato. D’altro canto, è già successo che il ventitré, come numero, abbia dimostrato di godere di tali poteri, basta ricordare il breve periodo in cui Michael Jordan, il famoso cestista, cambiò il suo storico ventitré con il quarantacinque e, per tutta la durata di questo cambio, giocò penosamente, tanto da ritornare sui suoi passi e al suo ventitré.
Ma Perielio non è solo linguaggio inusuale nel contesto poetico e derby del Sole in campi di numerologia ludica. Poiché quest’opera ci porta l’amore avvalendosi di un moto che ovatta ogni suono, solo per oliare al meglio la macchina filosofica: si tace per ragionare e a volte anche il cuore strizza l’occhio al saggio e ha utili suggerimenti, anche per quella mente che si strugge attraverso uno statico moto, sempre voluto e mai noioso, o banale. Così, le distanze diventano relative, si allungano e accorciano come il corpo di una fisarmonica, custodendo tra le sue pieghe segreti degni di un confessionale.
Il seno si distacca dalla sua funzione di organo ghiandolare e si divina a porto lene. Le effusioni amorose diventano un rifugio, gli arti cercano verità, pur consapevoli che chi diceva che essa ci rende più liberi, ci stava solo ingannando e se non ci credete, chiedetelo pure a Julian Assange; sono queste consapevolezze che regalano anche ripensamenti e fuggono via, anche se poco prima imperavano soltanto un contatto, un attimo sublime perso nelle astrattezze della vita e dell’infinito. La libido è proiettata dagli occhi innocenti di un fanciullo, rimanendo così sempre elegante e mai volgare, raramente si trovano passaggi espliciti e quando si scovano non danno fastidio e non intaccano l’esteti dell’opera, ma aggiungono quel tocco di sale per esaltare il sapore di una raccolta, altrimenti troppo elegiaca.
Per l’intera raccolta si imperversa un costante braccio di ferro tra sensazioni e lessico, sospesi sul filo di una lenza che l’autrice tiene sempre perfettamente in tiro. Questa lotta perpetua regala al libro un equilibrio inaspettato e consolatore, funamboli insieme a lei partecipano il mito e la leggenda, il sacro e la storia, mentre il raziocinio si manifesta nello spirito di Ezio Bosso che detta i tempi con la sua bacchetta e Morricone dipinge di musica ogni molecola.
Questa silloge, non attribuibile a nessuna corrente letteraria, forse ne creerà una propria? Staremo a vedere!
La letteratura e la poesia hanno sempre avuto bisogno di pionieri, e per l’innovazione nel verso, Virginia Benenati risponde alla chiamata con Perielio, speriamo che questa vicinanza col sole non le sciolga le ali come fece con Icaro, intanto, buona lettura!