Roma, 15 giugno 2019, Zeffiro soffia il suo vento da Ponente...

questa volta non porta con sé gioie primaverili e nemmeno devia dischi per uccidere Giacinto, ma si porta via il grande maestro cinematografico Franco Zeffirelli e l’odore di fiori che ci giungerà sarà solo un ultimo omaggio a questo pilastro della storia cinematografica italiana, e non solo. Potrebbe questo sembrare solo un gioco di parole, ma non lo è, o forse sarebbe meglio dire che tutta la storia di questo regista, sceneggiatore, attore, costumista e politico ha origine da un gioco di parole, ovvero proprio il suo nome. Franco Zeffirelli nasce a Firenze il 12 febbraio del 1923, figlio illegittimo del commerciante di stoffe Ottorino Corsi e di Alaide Garosi Cipriani, una ragazza di Firenze. Ottorino, avendo già un’altra famiglia, si rifiuterà di riconoscere Franco come suo figlio e Alaide al momento di registrare il piccolo Franco all’anagrafe sceglierà un cognome di fantasia, ispirata al terzo atto de Idomeneo, opera seria di Mozart.

Alaide, donna romantica e piena di speranze, credeva ancora che Ottorino potesse riconoscere Franco e lasciare sua moglie per prendersi cura di lei e Franco, così spinta da una vena di romanticismo registra Franco all’anagrafe con il cognome di Zeffiretti, dagli Zeffiretti lusinghieri, ovvero il terzo e ultimo atto della già citata opera del geniale musicista austriaco, atto che si svolge con Ilia che affida ai venti la sua dichiarazione d’amore per Idamante, che ora riporterò per rendere meglio l’idea di quanto Alaide fosse perdutamente innamorata di Ottorino, anche se questo era sposato con un’altra donna, affinché il lettore più pudico non possa considerarla una guastafamiglie priva di etica morale.

 

ILIA (Idomeneo 3^ Atto)

 

Zeffiretti lusinghieri,

Deli volate al mio tesoro:

E gli dite, ch'io l'adoro,

Che mi serbi il cor fedel.

 

E voi piante, e fior sinceri,

Che ora innaffia il pianto amaro,

Dite a lui, che amor più raro

Mai vedeste sotto al ciel.

 

Ma le parole e le orecchie, o le mani che dovrebbero trascriverle non sono sempre sincronizzate e pronte a recepire e riportare il messaggio correttamente, o forse fu Zeffiro a metterci lo zampino un’altra volta, facendo volare le stanghette delle “t” e lasciando delle “l”, fatto sta che per errore umano, per una burla simpatica delle lettere, che qualche volta le fanno di queste cose, o per il vento di Zeffiro, Franco Zeffiretti, fu invece registrato come Franco Zeffirelli. Ve l’avevo detto che tutto ebbe inizio da un gioco di parole e perciò il mio tributo migliore a questo grande maestro era di iniziare proprio questo articolo con un gioco di parole, sperando che Franco, con il suo spirito lungimirante e con il suo sguardo profondo sempre puntato sull’orizzonte lontano, possa apprezzarlo.

Franco Zeffirelli non ebbe un’infanzia facile e fu riconosciuto dal padre solamente all’età di 19 anni, quando Alaide morì. La storia del mancato riconoscimento paterno traspare anche nel suo film semi-biografico Un tè con Mussolini, dove Mary Wallace, interpretata dalla pluripremiata attrice Joan Plowright, si prende cura di Luca, figlio avuto dalla relazione extraconiugale con Paolo, mercante di stoffe che non vuole riconoscere il figlio, interpretato da Massimo Ghini.

Franco Zeffirelli è stato tra i più importanti registi italiani nel mondo, lavorando quasi esclusivamente con produzioni internazionali. Ricevette numerosi riconoscimenti, ma la sua arte non si limitava al cinema, infatti lui al Met (Metropolitan Opera House) di New York, considerato il teatro d’Opera più grande del mondo, era uno di casa, avendo partecipato e portato il suo estro artistico e creativo a oltre 800 opere.

Ma l’arte e la genialità artistica di Zeffirelli era immensa, mi servirebbero pagine e pagine per descrivere questa creatività che pulsava, nonostante l’età avanzata, e credo che non riuscirei ugualmente a renderne l’idea. Basterebbe pensare che anche prima di morire, a 96 anni suonati, stava lavorando all’allestimento della Traviata di Verdi che aprirà la nuova stagione teatrale all’Arena di Verona, e come se non bastasse, ricordandoci che non si trovava nel fior fiore della gioventù, aveva già un lavoro commissionato dall’Oman per il 2020, ovvero il Rigoletto sempre di Verdi, tratto dal dramma di Hugo Il Re si diverte.

Addio Franco Zeffirelli, te ne vai a 96 anni a mezzogiorno a Roma, parti per il tuo ultimo viaggio dopo una lunga serie di polmoniti. Gli ultimi giorni di vita li hai passati nell’agonia della malattia, i tuoi figli adottivi ti ricorderanno come un vero padre, mentre noi italiani come uno dei vanti dello spettacolo Made in Italy nel mondo, quindi grazie a nome di più di una generazione che hai accompagnato, fatto sorridere, innamorare e commuovere tra cinema, teatro e lirica per tutti i tuoi settant’anni di carriera.

Concludo questo breve articolo, dicendoti che da essere umano tifoso come te, anche se la mia fede calcistica ha altri colori, mi rammarica l’immaginare il tuo cuore viola, innamorato della tua Fiorentina e fortemente antijuventino, costretto ad assistere a un campionato così disastroso, tra l’altro l’ultimo che la vita ti ha concesso, queste sono ingiustizie sportive che non dovrebbero capitare a nessuno; ‘l’aeroplanino’ Montella non ti ha regalato tante gioie, ma anche dopo il trapasso sono sicuro che rimarrai fedele alla tua squadra, queste sono cose da tifosi, e solo i tifosi possono capirle.

 

Addio Franco Zeffirelli e grazie per averci intrattenuti per anni.